Iniziamo a parlare di un progetto che rientra nel più ampio quadro del Recovery Plan Italiano (PNRR).
PNRR, i progetti del ministero
All’interno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, noto come, il Ministero dello sviluppo economico (MISE) ha inserito un insieme di progetti che puntano a rafforzare la crescita del Paese, favorendo gli investimenti in digitalizzazione, innovazione, competitività, formazione e ricerca.
In piena coerenza col più ampio Next Generation EU, progetto di rilancio economico dedicato agli stati membri dell’Unione, il Piano ha l’obiettivo di “porre le basi per uno sviluppo duraturo e sostenibile dell’economia garantendo la rapidità di esecuzione dei progetti attraverso una semplificazione degli strumenti in modo da favorire un aumento della produttività”.
Gli obiettivi del PNRR
Le Priorità Trasversali del Piano sono i principi che ne guidano gli investimenti, le riforme e i progetti, e hanno l’obiettivo di ridurre i divari territoriali, generazionali e di genere presenti nel Paese.
Il Piano si articola in 6 Missioni, ovvero aree tematiche principali su cui intervenire, individuate in piena coerenza con i 6 pilastri del Next Generation EU:
- Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo
- Rivoluzione verde e transizione ecologica
- Infrastrutture per una mobilità sostenibile
- Istruzione e ricerca
- Inclusione e coesione
- Salute
Le Missioni si articolano in Componenti – aree di intervento che affrontano sfide specifiche – composte a loro volta da Investimenti e Riforme.
Ed ecco come il decreto appena approvato, rende operativo il Fondo Impresa Donna, il quale rientra nella più ampia missione di Inclusione e Coesione, cui a sua volta fa parte la componente “politiche sociali” con gli investimenti in mercato del lavoro, e rigenerazione urbana e servizi sociali per la disabilità.
È in questo quadro dunque che l’investimento nell’imprenditorialità femminile ha lo specifico scopo di “aumentare il livello di partecipazione delle donne nel mercato del lavoro”, con obiettivi che riguardano il sostegno alle imprese a conduzione femminile, e l’agevolazione del sistema nazionale di certificazione della parità di genere.
Chi beneficia del fondo
Nello specifico, ci sono quattro categorie di imprese beneficiarie:
- cooperative e società di persone con ameno il 60% di donne socie;
- società di capitale con quote e componenti del consiglio di amministrazione per almeno due terzi di donne;
- imprese individuali la cui titolare è una donna;
- lavoratrici autonome.
I settori di attività cui andranno i benefici vanno dall’industria, all’artigianato, alla trasformazione dei prodotti agricoli, ai servizi, al commercio e infine il turismo, a patto che le imprese abbiano le seguenti caratteristiche:
- sede legale e/o operativa in Italia;
- essere costituite da meno di un anno;
- sono ammesse anche le persone fisiche che intendono avviare l’attività purché, entro 60 giorni dalla comunicazione positiva della valutazione della domanda, trasmettano documentazione sull’avvenuta costituzione;
- nel caso di lavoratrici autonome, l’apertura della partita Iva va presentata entro i 60 giorni dalla valutazione positiva della domanda.
Quali benefici, e come accedere
Con un successivo provvedimento del MISE verrà fissata la data di partenza delle domande, che andranno presentate online attraverso la piattaforma di Invitalia e poi valutate secondo l’ordine di presentazione con un esame di merito. Quest’ultimo andrà a considerare i vari criteri, dal progetto imprenditoriale alle potenzialità del mercato di riferimento, con una premialità assegnata alle iniziative ad alta tecnologia.
Ad oggi, i programmi di investimento da realizzare entro due anni, hanno un tetto di spese ammissibili fissato a:
- 250mila euro per le nuove imprese;
- 400mila per quelle già esistenti.
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